Inizio visita

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Piano terra - Entra nel Cortile d'Onore e lasciati incantare dall'architettura e dalle decorazioni. Prosegui quindi verso la scala per affacciarti dai loggiati del piano nobile.

Piani
Piani

Cortile d'Onore
Cortile d'Onore

Al primo nucleo della costruzione voluta da Giovanni Romei nel 1443, costituito dai corpi di fabbrica ovest e sud, nel volgere di pochi anni si aggiunsero i loggiati che ingentiliscono lo spazio del cortile a pianta irregolare e che rivelano - con ardite soluzioni angolari - i diversi momenti di costruzione della casa.

Cortile d'Onore

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Loggiati

Nel Quattrocento tutto il cortile d'onore si presentava ben diverso, ricco di colori e di eleganti decorazioni. Si possono ancora ammirare i motivi dipinti sulle pareti dei loggiati superiori, dove lo stemma di Giovanni Romei - il cane rampante - è inscritto in grandi tondi contornati da tralci vegetali e da nastri svolazzanti.

Piano nobile - Qui sono custodite sculture, decorazioni e affreschi di grandi maestri. Verso la metà del 1500 il cardinale Ippolito II d'Este la scelse come sua abitazione e commissionò l'ammodernamento delle sale del piano nobile con straordinarie grottesche.

loggiati
loggiati

Prima Sala
Prima sala

La sala che segna l'inizio del percorso di visita al piano nobile presenta un bel soffitto a riquadri lignei e un fascione affrescato. Conserva preziose testimonianze artistiche dei secoli XIV e XV nei frammenti di affreschi staccati provenienti da diverse chiese ferraresi.

Prima Sala
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Seconda sala

Casa Romei ospita, due importanti esempi attribuiti all'arte del ferrarese Alfonso Lombardi (1947 - 1537): la statua di San Nicola da Tolentino, provieniente dalla Chiesa di sant'Andrea ed esposta in questa sala, e la formella di terracotta con la deposizione di Cristo, che si può ammirare nella Sala Verde.

Seconda Sala
Seconda Sala

Sala di Tobiolo e l'Angelo
Sala di Tobiolo e l'Angelo

Questa sala prende il nome dall'episodio biblico rappresentato nel riquadro affrescato al centro della volta, tradizionalmente attribuito al pittore ferrarese Sebastiano Filippi, detto il Bastianino (circa 1532 - 1602). Nel racconto, Tobiolo intraprese un viaggio per incarico del padre, sotto la guida dell'arcangelo Raffaele. L'esecuzione della splendida decorazione a grottesche che corre lungo il fascione e suddivide gli spicchi della volta a padiglione è di gusto squisitamente cinquecentesco ed è attribuita alla bottega dei Filippi.

Sala di Tobiolo e l'Angelo

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Cappella

Un piccolo vano, semplice e appartato, stempera delicatamente la ricchezza delle sale rinascimentali. La cappella, con pareti bianche delineate da arcate a tutto sesto e da lesene in cotto, è ravvivata dal pavimento a riquadri in marmo bianco e rosa di Verona.

Cappella
Cappella

Sala di David e Golia
Sala di David e Golia

L’episodio biblico affrescato nel riquadro centrale della volta a padiglione dà il nome a questa sala. L’affresco è tradizionalmente attribuito al ferrarese Sebastiano Filippi detto il Bastianino (1532 ca. - 1602), così come alla scuola dei Filippi sono generalmente assegnate le animate grottesche affrescate alle pareti. Il fregio è scandito su due ordini: nella fascia superiore sono figure femminili alate che suonano due trombe, alternate a nastri sospesi; nella fascia inferiore si ritrova il classico repertorio di festoni e pietre preziose delle grottesche rinascimentali.

Sala di David e Golia
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Salone d'Onore

L’ampio e maestoso salone occupa tutta l’area sovrastante la loggia maggiore della Casa. Sotto al bel soffitto ligneo quattrocentesco a losanghe, i virtuosismi e i capricci delle grottesche rinascimentali trovano qui un’espressione più ampia. Il vasto repertorio di ornati fantastici è attribuito tradizionalmente alla bottega dei Filippi (Camillo e il più famoso figlio Sebastiano detto il Bastianino), ma probabilmente dopo il 1570 vi operò anche la bottega di Ludovico Settevecchi, che aveva a più riprese lavorato per la Camera Ducale Estense.

Salone d'Onore
Salone d'Onore

Sala della Scimmietta
Sala della Scimmietta

Il fascione affrescato che perimetra la sala presenta ornati del repertorio della grottesca cinquecentesca, benché la decorazione risulti datata agli inizi del Seicento. Agli ornati è aggiunta la raffigurazione minuziosa e accurata di una serie di volatili: pappagalli, fagiani, pavoncelle, falchi e tacchini che sembrano usciti da un antico bestiario. Ai lati dei vivaci animali sono raffigurati, nell’atto di combattere, favolosi uomini-leopardo, uomini-tigre e uomini-leone. Il fascione con il fregio multicolore corre lungo le pareti della sala senza essere interrotto dalla cappa del cinquecentesco camino in cotto, nella sommità della quale è raffigurata una simpatica scimmia.

Sala della Scimmietta
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Sala Verde

All'interno di questa sala, probabilmente una volta usata come camera da letto, si può ammirare una splendida madonna di stucco policromo, attribuita a Donato di Niccolò di Betto Bardi, detto Donatello (1386 - 1466) ed alla sua bottega, L'opera di Casa Romei è l'unico esempio della sua arte presente a Ferrara ed è esposta insieme a una splendida selezione di sculture datate XIV al XVIII secolo, tra cui spicca anche la Deposizione attribuita ad Alfonso Lombardi.

Sala Verde
Sala Verde

Alcova
Alcova

Questo ambiente piccolo e raccolto è stato a lungo ritenuto lo studiolo di Giovanni Romei. Il singolare soffitto quattrocentesco è formato da cassettoni lignei decorati con ricercate xilografie su carta a fondo verde. In ciascun cassettone ritorna il motivo di quattro teste femminili circondate da elementi a forma di foglia, raggruppate attorno a una rosetta posta al centro del riquadro.

Giunto all'Alcova, percorri nuovamente i loggiati e scendi per le scale per continuare la visita.

Alcova

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Lapidario

Nel 1735 il marchese Ercole Bevilacqua, Giudice dei Savi, diede vita al primo museo pubblico della città riunendo nel cortile del palazzo dell’Università (Palazzo Paradiso, ora sede della Biblioteca Comunale Ariostea) una raccolta composita, formata da marmi archeologici, medievali, rinascimentali, lapidi sepolcrali provenienti da edifici distrutti e da ritrovamenti nel territorio cui si aggiunsero ben presto anche donazioni di privati. Il nucleo lapidario del neonato Museo Civico non trovava una sistemazione organica, così alcuni pezzi rimasero nel cortile di Palazzo Paradiso, altri furono depositati in magazzini comunali, altri ancora alla Certosa e da qui trasferiti al Palazzo dei Diamanti.

Lapidario
Lapidario

Sala del Cinquecento
Sala del Cinquecento

La splendida sala d’impianto quadrangolare detta “del Cinquecento” deve il suo nome alla presenza di un monumentale camino lapideo del XVI secolo e di un prezioso soffitto ligneo ad esso coevo. Quest’ultimo presenta delicate decorazioni dorate su fondo blu realizzate su carta. Nel corso di recenti interventi conservativi si è verificata la presenza di precedenti decorazioni quattrocentesche, su fondo rosso, ancora visibili grazie ad alcuni tasselli.

Sala del Cinquecento
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Sala delle Sibille

Questa stanza, tipico esempio di spazio interno di gusto, è denominata dalle maestose figure che danno il nome alla stanza: le dodici profetesse sono raffigurate davanti ad un roseto, sostenuto da un recinto di canne allacciate. Un grande cammino a cappa poligonale è ingentilito da un fregio in cotto di gusto gotico e dallo stemma della casata: il cane rampante al di sopra di uno scudo affiancato dalle iniziali di Giovanni Romei (ÇR, Çoanne Romio). La decorazione delle pareti fu probabilmente eseguita attorno agli anni settanta del Quattrocento, quando Giovanni Romei sposò Polissena d'Este.

Sala delle Sibille
Sala delle Sibille

Sala dei Profeti
Sala dei Profeti

Le teste aureolate dei Profeti, accompagnate da cartigli con versetti biblici, sono raffigurate tra le fronde di alberi di specie diverse, all'interno di un giardino circondato da un roseto a fiori rossi. Sulla parete meglio conservata, a fianco dell'albero, è ritratta una monumentale figura femminile in preghiera e con abiti verde smeraldo. In origine, al centro della parete esterna si trovava un camino.

Sala dei Profeti

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